Ozil, I Videogame E Un Pericolo Da Non Trascurare

La notizia è di quelle che fanno riflettere. Mesut Ozil, calciatore tedesco di origini turche in forza all’Arsenal, da settimane non è disponibile per giocare in Premier League, causa mal di schiena. Il suo tecnico, lo spagnolo Unai Emery, è ai ferri corti col giocatore.

Alla base di queste tensioni una notizia abbastanza fondata (e non smentita dal diretto interessato) di un blogger, poi rilanciata dalla Bild. Ozil ha una forte passione per “Fortnite”, un videogioco del genere sparatutto. Mesut ha vinto 600 partite e, stando al portale Wasted on Fortnite, che raccoglie le statistiche su chi gioca online, dall’account di Ozil sono stati disputati 5221 match. Calcolando circa 20 minuti a partita il tedesco sarebbe stato 1740 ore davanti alla console, vale a dire 72 giorni. Da lì la possibile origine dei mal di schiena.

 

Ecco a noi non interessa “criminalizzare” un giocatore o emettere sentenze. Però quello dei videogiochi e del loro abuso è un problema da tener ben presente fra i giovani e non solo. Non si tratta di demonizzare questo o quel gioco da consolle, ma di usare il cervello per evitare ogni forma di dipendenza, compreso questa.

Gli interessi economici hanno spinto grandi multinazionali a chiedere il riconoscimento olimpico ai giochi da consolle, sostenendo comunque il grosso dispendio fisico di chi tiene in mano un joystick. Sarebbe bene chiarire che lo sport è un’altra cosa e tra l’altro per fornire prestazioni di un certo livello il ricorso a forme di doping è quasi conseguenziale. Lo stesso documento “Dare il meglio di sé“, voluto da Papa Francesco per fissare una visione cristiana dello sport, ammonisce: “La presenza degli e-sport (sport elettronici) e di nuove forme di doping, che nascono dallo sviluppo tecnologico e dalle nuove scoperte in campo medico, sono soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno che sempre di più sta entrando in profondità nello sport”.

Ecco proviamo a far diventare la vera attività sportiva la sana alternativa agli eccessi che creano dipendenza. Diamo modelli positivi, senza bisogno di tabù o divieti.

Maurizio Nicita