Lo Sviluppo Dell’attività Cognitivo-Motoria

Uno dei principi alla base della prassi didattica della educazione motoria, è il concetto di variabilità del movimento. In età evolutiva, però una didattica centrata esclusivamente sulla variabilità delle esperienze motorie, può far perdere di vista che tra l’infanzia e l’adolescenza lo sviluppo della motricità è parte di un processo più complesso in cui la sfera cognitiva e le emozioni rivestono ruoli fondamentali.
A partire dalla seconda infanzia e con l’ingresso nella scuola, lo sviluppo motorio e quello cognitivo si influenzano reciprocamente secondo processi circolari e relazioni di reciprocità; metodologie educative complete dovrebbero riflettere queste dinamiche e l’articolazione funzionale fra i due domìni. Il movimento infatti, oltre ad essere un mediatore dell’apprendimento è un potente catalizzatore dello sviluppo mentale del bambino sino all’adolescenza. Proprio per favorire lo sviluppo dei presupposti cognitivi del movimento volontario prediligere, privilegiare, propendere metodologie psico-cognitivo-motorie a variabilità dell’input cognitivo.

Le neuroscienze hanno documentato che ogni esperienza tende a lasciare traccia nel tessuto nervoso di chi la sperimenta; così gli adattamenti evolutivi hanno lentamente prodotto nel cervello umano la comparsa di regioni specializzate nella integrazione di dati di natura assai diversa; si tratta delle aree associative polimodali, porzioni dell’encefalo in cui si integrano e si elaborano informazioni di varia origine.
Le principali aree associative polimodali sono:

  • • L’area associativa limbica, che è implicata nei comportamenti legati alla sopravvivenza della specie, nelle emozioni (e nei loro correlati neurovegetativi) e nei processi mnestici (memoria esplicita).
  • • L’area associativa posteriore (occipito-temporo-parietale), che è implicata nei processi attentivi, nella organizzazione di movimenti complessi, nell’orientamento spaziale, nella integrazione di informazioni provenienti da differenti modalità sensoriali, nel linguaggio, etc.
  • • L’area associativa anteriore (corteccia prefrontale), che è implicata nella memoria di lavoro e nelle funzioni esecutive.

Sino al completamento dell’età evolutiva, lo sviluppo e l’efficienza delle suddette aree, beneficiano di metodologie che ne stimolino le funzioni in maniera mirata, contribuendo allo sviluppo dell’intelligenza. In realtà, evidenze sperimentali recenti hanno messo in evidenza come i processi di sviluppo dell’intelligenza, seppur con modalità ed effetti differenti, durano l’intero arco della vita.
Genericamente con il termine intelligenza indichiamo la facoltà di elaborare informazioni in maniera acuta, adattiva, pronta. Pur con le loro differenze, molti dei modelli e delle diverse teorie sull’intelligenza che si sono sviluppate negli ultimi cento anni, hanno in comune la visione sistemica e multicomponente della funzione intellettiva.
All’inizio degli anni 80 del Novecento, lo psicologo statunitense Howard Gardner elabora un modello molto convincente sul piano psico-pedagogico; egli distingue 8 tipologie di intelligenza.
Si tratta del modello delle Intelligenze Multiple.

Il modello di Gardner esprime efficacemente la natura composita dell’intelletto. Perché ciascuna delle intelligenze possa svilupparsi al meglio, pero, non e sufficiente che i distretti e i circuiti nervosi implicati nella sua espressione siano integri, ma è opportuno che vengano pianificate attività idonee alla promozione delle stesse. Un sistema educativo deve promuovere sia la dimensione esperienziale che quella esplicativa con interventi coerenti con i diversi moduli dell’intelletto; le metodologie PSI.CO.M. intervengono su diverse delle intelligenze descritte da Gardner.
Se nel corso della prima infanzia, il cervello e protagonista di un accrescimento volumetrico superiore a quello di qualsiasi altro organo, è con l’inizio della seconda infanzia e in concomitanza con l’avvio alla scolarizzazione che i mutamenti anatomo-funzionali subiscono una accelerazione impressionante, sino alla completa maturazione delle Funzioni Esecutive (nel corso dell’adolescenza e oltre).
Le FE possono essere definite come l’insieme dei processi corticali di ordine superiore, deputati alla anticipazione, alla pianificazione, al coordinamento, alla inibizione, al controllo e alla regolazione del comportamento finalizzato al raggiungimento di un obiettivo.
Le FE entrano in gioco:

  • • nei processi di apprendimento;
  • • nel controllo e nel monitoraggio del proprio comportamento;
  • • nelle azioni che richiedono pianificazione e presa di decisione;
  • • nella correzione degli errori;
  • • nella esecuzione di azioni nuove e comportamenti inediti;
  • • nelle azioni difficili e in quelle pericolose;
  • • nella inibizione di risposte automatizzate o abituali.

 

Com’è intuibile, laddove al centro della programmazione didattica vi sia lo sviluppo delle componenti motorie in senso stretto (prevalentemente neuromuscolare e biomeccanica), il potenziale valore educativo di quella programmazione sui processi cognitivi, sarà limitato agli effetti che le esercitazioni motorie programmate comporteranno di riflesso su di essi (Figura 1).

Viceversa una programmazione focalizzata sullo sviluppo cognitivo-motorio, promuove prioritariamente i processi cognitivi alla base del movimento volontario, e il sistema neuromuscolare, che quindi non è il destinatario primo delle attività didattiche, ricopre il ruolo di “semplice” effettore dei processi cognitivi oggetto dell’interesse educativo; naturalmente ogni afferenza relativa ai movimenti eseguiti restituirà dei feedback cognitivi e motori preziosi per lo sviluppo cognitivo-motorio.

Questi argomenti, che sono diventati per me motivi di ricerca, li ho sviluppati grazie agli anni passati nell’oratorio salesiano di Cibali a Catania, dove sono cresciuto nella Psg Sales come persona e anche un po’ come atleta prima e tecnico di pallavolo poi. L’attenzione verso i processi di crescita e lo sviluppo armonico è alla base di un progetto educativo più ampio. Nel prossimo articolo esamineremo più a fondo il sistema PSI.CO.M, approfondito e testato negli anni grazie alle intuizioni e al lavoro del professor Carmelo Pittera, che non ha bisogno di presentazioni per chi ama la pallavolo.

Massimo Sciuto
Presidente dell’Istituto Superiore per le Scienze Cognitive di Enna, esperto in riabilitazione psichiatrica, consulente in psicologia dello sport

BIBLIOGRAFIA

Pittera C., Sciuto M., Edelstein M. E.
IL SISTEMA PSI.CO.M.
Sviluppo dell’attività cognitivo motoria nell’età evolutiva tra i 4 e i 12 anni.
Ed. Il Vascello, Roma, 2017