Le Scarpette Rosse Simbolo Contro La Violenza

L’essenza dello sport sta tutta lì: in un attimo, in un gesto, in un messaggio. Potente e, al contempo, invaso dalla leggerezza dei bambini. La comunità PGS è anche questo: costruire le fondamenta del nostro futuro attraverso gli occhi di chi ha ancora tutto da scoprire.
Idee, creatività, valori. Quelli che Irene Della Regina, allenatrice della società sportiva GYM TIME, ha portato in scena con le sue ragazze (dagli 8 ai 18 anni), alle finali nazionali di ginnastica artistica di Lignano, attraverso la coreografia “scarpette rosse”, un simbolo potentissimo per dire no alla violenza sulle donne, ma anche un monito generale contro la durezza di un mondo che si allontana sempre di più dallo sport e dalla comunità.

 

Com’è nata l’idea di “scarpette rosse”?

“La coreografia doveva essere messa in atto da bambine molto piccole, dunque era nata soprattutto come un messaggio contro la violenza in generale, anche se poi la scarpa rossa è un simbolo facilmente associabile alla violenza contro le donne, e dunque alla fine abbiamo montato la coreografia su quello, ma volevamo mandare un messaggio forte contro la violenza in generale”.

 

Che emozione ha provato nel vedere le sue ragazze portare in scena una coreografia così intensa?

“Sono state molto brave, perché, oltre a quello, dovevano prepararsi anche per la gara di ginnastica. In poco tempo, sono riuscite a mettere in piedi un qualcosa che ha colpito parecchio”.

 

Quanta responsabilità sente nel trasmettere questi valori ai più giovani?

“Molta. Il nostro gruppo è piuttosto affiatato, quindi durante gli allenamenti riusciamo a parlare anche dei problemi che possono ruotare intorno alle ragazze, anche perché si trovano in una fase di crescita piuttosto particolare. Penso che il ruolo dell’insegnante vada oltre il gesto tecnico, ma miri a dar loro gli strumenti per vivere al meglio. Passiamo tanto tempo insieme, e di conseguenza non possiamo essere solo insegnanti di ginnastica artistica”.

 

Quanto c’è dello spirito salesiano in una iniziativa del genere?

“Tanto, sicuramente. Il rispetto è alla base di ogni comunità e disciplina, al di là dello sport che uno svolge. Dunque, questa coreografia voleva essere un messaggio di rispetto: delle regole, dell’altro, della vita. E di sicuro la comunità PGS in questo si rivede”

 

Che importanza ha lo sport nell’educazione e nella sensibilizzazione rispetto a questo problema?

“Chi fa sport, nella società di oggi, è molto avvantaggiato rispetto agli altri. Lo stare insieme e la disciplina sono fondamentali in un mondo in cui i social portano in un’altra direzione. Con lo sport riusciamo a portare tanti ragazzi dalla strada in palestra, e riusciamo a distogliere la loro attenzione da tutto quello che c’è in giro”.

 

Cos’altro si potrebbe fare per porre sempre maggiore attenzione su questo problema?

“Secondo me, bisognerebbe creare più occasioni d’incontro tra le varie comunità PGS, che non si limitino alle gare. Sarebbe bello organizzare più incontri tra le varie associazioni”.

 

Quanto sono consapevoli i bambini di questi pericoli? Che domande le fanno?

“Le bambine erano piuttosto informate di quello che stavamo realizzando. Oggi hanno tutti gli strumenti a disposizione per informarsi e conoscere i temi in profondità, a differenza di qualche anno fa, in cui si riusciva di più a tenerli lontani da questi temi difficili. Oggi, pur volendo farlo, sono in grado di recuperare informazioni da soli. Proprio per questo è nata la coreografia “scarpette rosse”: l’anno scorso, il tema della coreografia è stata “i social”, in cui volevamo mettere in risalto soprattutto il fatto che il futuro privilegia chi preferisce lo sport e lo stare insieme all’isolamento che possono portare i social”.

 

Prossimi progetti?

“Abbiamo vinto due volte il premio per la coreografia alle finali PGS. Le ragazze, dunque, sarebbero entusiaste di creare qualcosa anche l’anno prossimo. E’ probabile, dunque, che ci riprensenteremo. Sarà sicuramente difficile trovare un tema all’altezza di quello di quest’anno, ma ci proveremo”.

 

Marco Macca