Bartali, Messaggero Di Pace E Di Vita Su Due Ruote

Quando lo sport ha un impatto sociale così rilevante da entrare nella storia. E nei giorni della memoria della Shoah è giusto ricordare un grande personaggio come Gino Bartali. Il campione di ciclismo toscano di cui si parlò a lungo anche perché con una impresa clamorosa al Tour de France, vinto a 34 anni, aveva contribuito a evitare che in Italia si consumasse una guerra civile nel 1948, dopo l’attentato a Togliatti.

Ma è soprattutto quello che fece il cattolico Gino tra il 1943 e il 1944, durante la seconda guerra mondiale, a renderne il suo ricordo indelebile e simbolo di pace. Bartali contribuì in maniera decisiva a salvare oltre 800 ebrei tra la Toscana e l’Umbria dall’Olocausto.

Il ciclista nascondeva nella canna della sua bicicletta documenti falsi che portava da Firenze ad Assisi. Il campione collaborava con il cardinale di Firenze, Elia Dalla Costa, che aveva creato una tipografia per falsificare le carte d’identità e salvare gli ebrei dalle deportazioni.
Ginettaccio, come veniva chiamato affettuosamente, con la scusa degli allenamenti e grazie alla sua fama, riusciva a passare i controlli dell’esercito nazifascista. In un anno e mezzo fece più di 40 viaggi (oltre 200 km) tra Firenze e Assisi.
Bartali non ha mai raccontato la sua storia se non ai figli, non voleva essere ‘premiato’ per queste gesta. “Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca”, era solito dire ai suoi familiari. La sua profonda fede lo portò a rischiare la vita per salvare gli altri.

Dal 2013 Bartali è stato riconosciuto un Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell’Olocausto fondato nel 1953. Onore alla memoria di grandi uomini che attraverso lo sport hanno reso testimonianza di fede.

 

Maurizio Nicita