Ucraina E Una Pace Da Costruire Sui Valori Dello Sport

La costruzione della Pace è qualcosa che parte da lontano e che riguarda anche la sfera della nostra quotidianità. Perché la guerra e la violenza non può lasciarci indifferente. Il mondo dello sport in genere è molto sensibile in questo senso ed è giusto sia così, al di là di chi parla di politicizzazione. Il problema è che si procede a velocità diverse e in sensi addirittura quasi opposti. Da un lato lo sport di base, con chi si prodiga con gesti di solidarietà importanti e prese di posizione coraggiose. Come atleti russi di caratura internazionale hanno avuto il coraggio di parlare, dal tennista Andrei Rublev (che spesso gioca in doppio in coppia con l’ucraino Molchanov) al calciatore Fedor Smolov. Oppure come il giocatore di hockey Alexander Ovetchkine, l’ex tennista Evgueni Kafelnikov e ancora il ciclista Sivakov. Gesti importanti e coraggiosi, perché quando il tuo Paese è sotto dittatura, si rischia per sé e per le proprie famiglie. Il tutto mentre altri atleti in ogni angolo del mondo fanno a gara per raccogliere fondi e supportare la popolazione ucraina.

A tutto questo fa da contraltare il Cio e le federazioni internazionali che scimmiottano la politica e arrivano a scelte più ipocrite che sensate. Perché se da un lato appare ineccepibile sospendere ogni manifestazione internazionale che si debba svolgere in Russia, dall’altro è imbarazzante il balletto sulle Paralimpiadi con atleti russi prima ammessi e poi incredibilmente bloccati, quasi fossero loro il problema. Le scelte politiche insostenibili dei dirigenti sportivi sono state tante negli anni e continuano lì a mostrare tutta la loro ambiguità.

Che Putin fosse un dittatore non lo scopriamo oggi, l’invasione della Crimea è del 2014, cominciata all’indomani delle Olimpiadi invernali di Sochi, in Russia. E questo non ha creato nemmeno un imbarazzo alla Fifa che nel 2018 ha consentito al dittatore di rafforzarsi ospitando i Mondiali di calcio. Storicamente lo sport è diventato strumento dei regimi. Pensiamo sempre al calcio, che nel ’78 fece trionfare a casa propria nel campionato del mondo l’Argentina sotto regime militare. Alla Cina negli ultimi 15 anni ha avuto assegnate Olimpiadi estive ed invernali. E nel prossimo dicembre in Qatar si disputerà un Mondiale pallonaro fuori dai canoni sportivi, per arridere a un’altra forma di regime, perché si sa “pecunia non olet”.

E allora nel dire un convinto No alla guerra, da educatori e costruttori di pace dobbiamo far sì che lo sport non finisca in mano a chi lo ha fatto diventare propaganda di dittatori vari. Perché non bisogna aver paura di fare politica, quella dei valori e della solidarietà.

Maurizio Nicita

Foto: Oleksandr Abramenko (argento) e Ilia Burov (bronzo) nella specialità aerials del freestyle skiing si abbracciano sul podio a Pechino 2022 (fonte: Sky Sport)