Sport Inclusivo E Per Tutti: È Davvero Così?

La Gen Z chiede di andare oltre le parole e sogna uno sport più equo, inclusivo e sicuro che superi le discriminazioni di genere
Dopo oltre un anno di stop a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, quest’estate lo sport torna in scena come protagonista con gli Europei di calcio ma soprattutto con i Giochi Olimpici di Tokyo. Sappiamo bene che lo sport ha il potere di unire le persone come poche altre cose al mondo e di rompere qualsiasi tipo di barriera sociale.
O almeno questa è l’immagine che ne abbiamo.
Secondo una ricerca condotta da Terre des Hommes e OneDay nell’ambito dell’Osservatorio Permanente sullo Sport e le Nuove Generazioni, lo sport è sì amato da tutti, ma contrariamente a ciò che si crede non risulta essere un ambiente così inclusivo anche per via di vari episodi di discriminazioni e abusi
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La Gen Z sogna uno sport più equo, inclusivo e sicuro

Alla ricerca hanno partecipato mille giovanissimi, tra i 13 e i 23 anni (la cosiddetta Gen Z) provenienti da tutta Italia: circa 1/3 ha dichiarato di aver subito comportamenti inappropriati come bullismo, violenza fisica e verbale e abusi da parte di adulti e il 45% da pari, dentro e fuori dalle competizioni sportive. Sono situazioni che possono far soffrire, minare l’autostima, fino a indurre il giovane atleta preso di mira a decidere di abbandonare la pratica sportiva.

Ma non c’è nessuna traccia di resa all’orizzonte. I giovani, infatti, vogliono agire in prima linea per il cambiamento anche nel mondo dello sport: il 60% vorrebbe collaborare a scrivere un regolamento condiviso da atleti, famiglie e società sportive per rendere lo sport più equo, inclusivo e sicuro, ritenendolo strumento di uguaglianza e parità di genere.
Il 77% di loro però ritiene che lo Stato e le Istituzioni non investano abbastanza per renderlo accessibile a tutti gratuitamente (ad esempio la metà segnala la mancanza di campi sportivi all’interno degli istituti scolastici).

Basta differenze di genere nello sport

I più giovani hanno le idee piuttosto chiare anche sul tema delle differenze di genere e considerano ingiusta la disparità di trattamento tra uomo e donna nella carriera sportiva così come negli stipendi (sostenuto da oltre il 90%).
Emerge chiaramente l’importanza di supportare le associazioni e le società sportive dilettantistiche che svolgono attività di carattere sociale sul territorio attraverso progetti che utilizzano lo sport come strumento educativo e di inclusione sociale. Ma anche diverse realtà sportive agonistiche stanno cercando di dare il loro contributo.

Hillary di Lernia