PGS Abracadabra: la magia dello sport ha creato comunità

Di Elisa Pugliese

Lo sport come strumento di coesione sociale, con lo scopo di dare vita a realtà solide e inclusive. Con questo spirito, nel dicembre 2023, è nato “PGS Abracadabra: la magia dello sport che crea comunità”, progetto realizzato dalle Polisportive Giovanili Salesiane con il contributo del Dipartimento per lo Sport e finalizzato alla realizzazione di centri aggregativi in tutta Italia. Con l’adesione di 107 società e il coinvolgimento di 145 tecnici e 5.350 atleti.

Dal 16 al 18 maggio a Cattolica si è tenuto il convegno finale “Scommettiamo sullo sport che educa”. Un evento organizzato da Ruggiero Russo, Responsabile dell’Area Progetti PGS; e dalla Vicepresidente PGS, Francesca Da Re.

Uno spazio in cui lo sport ha confermato il ruolo di veicolo di educazione, benessere e partecipazione sociale, con la partecipazione di oltre 130 persone tra atleti, tecnici, dirigenti e relatori e il coinvolgimento di oltre 100 associazioni (ASD, parrocchie, oratori, centri giovanili e per le famiglie, associazioni di volontariato, enti del terzo settore ed enti pubblici) entrate a far parte della comunità “PGS Abracadabra”.

Tra i numerosi momenti di confronto e riflessione, si sono tenute due tavole rotonde. In particolare, la prima tavola rotonda, dal titolo: “Qual è la magia che rende educativo lo sport?”, è stata moderata da Michelangelo Belletti (direttore di ricerca di Pedagogia, presidente di Vedogiovane e Responsabile PgsLab). Ha partecipato, tra gli altri, Valerio Vermiglio, capitano della nazionale italiana di Volley, argento olimpico 2004, formatore e mental coach. Alcuni degli elementi chiave, oggetto di riflessione, sono stati da una parte il concetto di emozioni, le quali condizionano ogni persona e possono essere positive o negative quando ad esempio si lascia lo sport a causa della paura di deludere gli altri e del giudizio altrui. Lo sport si rivela però un dispositivo pedagogico, strumento per superare le difficoltà, i propri limiti e favorire la consapevolezza e la responsabilità delle emozioni che si stanno provando. Essere poi “cacciatori di parole” oltre che di azioni, fare domande agli atleti, a chi fa parte della nostra comunità, alimentare il processo di scoperta attraverso lo sport che è elemento di unione tra persone diverse accomunate però dalla stessa passione.

La seconda tavola rotonda, dal titolo: “Anima, corpo e movimento: lo sport, luogo educativo di ricerca interiore” è stata moderata da Guido Ghirelli (psicologo dello Sport e formatore di Sport e Salute). Con la partecipazione, tra gli altri, del vescovo di Rimini, Nicolò Anselmi, sono stati molti i temi emersi. Da un lato lo sviluppo di reti per la crescita educativa, in cui bambini, genitori, educatori e territorio possano cooperare tra di loro. Fondamentale è anche l’importanza della costruzione di relazioni significative tra adulti e giovani, in cui gli adulti stessi siano capaci di mettersi in gioco, imparino a parlare lo stesso linguaggio dei giovani coinvolgendoli e rendendoli parte attiva nel percorso di sviluppo, fede e consapevolezza. Riflettere quindi sull’approccio degli educatori, ripensare al concetto di vittoria e sconfitta, andando oltre la sola performance e competizione sportiva. Dall’altro lato è emersa la necessità di andare incontro ai giovani attraverso le nuove tecnologie e con il supporto dei loro coetanei. Ogni polo della tavola si è orientato verso un unico punto, la creazione e la partecipazione ad una comunità territoriale, partendo dal nucleo della famiglia fino alla complessità della rete. Il binomio adulti-giovani dovrà essere quindi più strutturato, “creare ponti significativi” attraverso i valori della fede e della consapevolezza, in cui ogni persona è al centro di tutto.