Il 90% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni non pratica sport con regolarità, e meno del 10% raggiunge i 60 minuti giornalieri raccomandati dall’Oms. Tra i più piccoli, un bambino su cinque è in sovrappeso e uno su cinque è obeso. Sono davvero preoccupanti i dati emersi in occasione del convegno promosso lo scorso 8 aprile a Roma dalla Rete Italiana Città Sane – Oms, in occasione della Giornata Mondiale della Salute e del 77° anniversario della fondazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il tema scelto, “Healthy beginnings, hopeful futures”, ha messo al centro i primi 1000 giorni di vita come fondamenta per un futuro sano, sostenibile e inclusivo.
“La promozione della salute – ha dichiarato Lamberto Bertolè, presidente nazionale della Rete Italiana Città Sane – deve partire dai contesti quotidiani: scuole, quartieri, spazi pubblici. Le città hanno un ruolo centrale nel promuovere benessere fisico e mentale attraverso politiche integrate e relazioni efficaci”. Il problema riguarda anche gli adulti: solo il 37% degli italiani pratica attività fisica una o due volte a settimana, contro una media europea del 61%. La situazione evidenzia una scarsa cultura della prevenzione e una disomogenea distribuzione dei servizi sul territorio.
Secondo il presidente Bertolè, è urgente rafforzare le politiche di prevenzione, promuovendo alleanze tra istituzioni, comunità scientifica e cittadinanza. Le analisi, basate su dati Istat, Ocse, Crea, Hbsc e Censis rivelano infatti che l’Italia è ancora lontana da un sistema equo e accessibile. Nel 2023, il 7,6% degli italiani ha rinunciato a cure sanitarie per motivi economici o per le lunghe attese, in aumento rispetto al 6,3% del 2019. Le disuguaglianze territoriali restano evidenti: solo il 40% degli abitanti delle periferie ha accesso tempestivo ai servizi sanitari di base, contro l’85% dei residenti urbani. Anche i posti letto ospedalieri sono in calo: da 4,5 ogni mille abitanti nel 2010 a 3,8 nel 2020, con maggiori difficoltà al Sud. Ma è in crisi tutto il sistema socio-sanitario: al 1° gennaio 2023 erano attive 12.363 strutture con 408mila posti letto, circa 7 ogni 1000 abitanti, insufficienti rispetto alla domanda crescente legata all’invecchiamento della popolazione.
In fondo l’Italia investe ancora troppo poco nella sanità: il 9,4% del Pil, al di sotto della media Ue del 10,9%. E solo il 74% della spesa sanitaria è coperta da fondi pubblici, contro l’80% europeo, con maggiore impatto sulle fasce più fragili. “Le politiche per la salute – ha concluso Bertolè – devono essere fondate su prossimità, visione e relazioni forti. Vogliamo valorizzare i Comuni come laboratori di innovazione e rafforzare la rete tra scienza, amministrazioni e comunità per una salute pubblica più equa e resiliente”.
Gianluca Pace