Di Giampiero Guadagni
“Lo sport è via per costruire la pace perché è scuola di rispetto e lealtà che fa crescere la cultura dell’incontro e della fratellanza”. Così domenica 15 giugno Papa Leone XIV all’Angelus, poco dopo aver concluso con un giro in Papamobile tra la folla il Giubileo degli Sportivi, ai quali ha chiesto di “vivere l’attività sportiva anche ai livelli agonistici sempre con spirito di gratuità, ludico, nel senso nobile di questo termine, perché nel gioco e nel sano divertimento la persona umana assomiglia al suo Creatore”. Un incoraggiamento a “praticare questo stile in modo consapevole, opponendovi a ogni forma di violenza e di sopraffazione. Il mondo ne ha tanto bisogno, con i molti conflitti armati di oggi”. La partecipazione al Giubileo degli sportivi è stata anche superiore alle aspettative: almeno 30 mila persone in Piazza San Pietro.
Nell’omelia della Messa celebrata per le alte temperature all’interno della Basilica, Papa Prevost ha ricordato: “Lo sport come ogni buona attività umana porta in sè un riflesso della bellezza di Dio. Richiede un movimento dell’io verso l’altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore. Senza questo, si riduce a una sterile competizione di egoismi”.
Lo sport insegna il valore della collaborazione e della condivisione. Valorizza la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica, del tempo reale. Insegna anche a perdere, mettendo l’uomo a confronto, nell’arte della sconfitta, con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità, il limite, l’imperfezione.
In tutti questi sensi Leone XIV riprende un’espressione che nella lingua italiana si usa comunemente per incitare gli atleti durante le gare: gli spettatori gridano: “Dai!”. E osserva: “Un imperativo bellissimo: è l’imperativo del verbo dare: non si tratta solo di dare una prestazione fisica, magari straordinaria, ma di dare sé stessi per gli altri, per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri cari, per gli allenatori, per i collaboratori, per il pubblico, anche per gli avversari. Questo vale al di là del risultato”. Papa Leone cita l’omelia che San Giovanni Paolo II pronunciò per il Giubileo degli sportivi nel 1984: “Wojtyla, che era uno sportivo, diceva che lo sport è gioia di vivere, gioco, festa, e come tale va valorizzato mediante il recupero della sua gratuità, della sua capacità di stringere vincoli di amicizia, di favorire il dialogo e l’apertura degli uni verso gli altri, al di sopra delle dure leggi della produzione e del consumo e di ogni altra considerazione puramente utilitaristica e edonistica della vita”.
D’altra parte fin dalle sue origini, la Chiesa ha sempre avuto un rapporto diretto o indiretto con lo sport. Prima mettendo lo sport al servizio della fede, nell’ultimo secolo mettendo la fede al servizio dello sport. Nel corso del XX secolo, tra Pio X e Giovanni Paolo II c’è un crescente interesse attraverso numerosi pronunciamenti pontifici, in cui viene presentata una visione dello sport basata sulla centralità della persona umana, sul rispetto della sua dignità e della sua educazione, facendo del messaggio sportivo uno strumento di promozione di fraternità, solidarietà e pace.
Valori che sono la radice e il futuro delle Polisportive Giovanili Salesiane.
Foto Antonio Fraioli